Grottaminarda (Av) – Storie di guerra nei ricordi su Facebook di Luigi Melucci

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Grottaminarda (Av) – Storie di guerra nei ricordi su Facebook di Luigi Melucci

Grottaminarda – Ci volle qualche giorno prima che, le truppe tedesche di stanza nella cittadina ufitana, togliessero il disturbo: tra l’otto ed il nove settembre del 1943, quelli che erano diventati i nostri alleati in una guerra che si avvicinava ad un epilogo ancora piĂą triste, sbarcavano a Salerno per prendere possesso anche del Sud Italia.

Ed i crucchi dovettero smantellare le postazioni antiaeree che avevano all’entrata di Grottaminarda, proprio sopra al ponte, e nel castello d’Aquino. Per fuggire e fare terra bruciata in ogni posto in cui si fermavano. Quando, il campo, fu sgombro ecco arrivare gli alleati insieme ad un contingente di soldati marocchini del Corpo di spedizione francese. Lo scrive, in uno dei suoi ricordi, il 77esimo, che tiene su Facebook, Luigi Melucci, grottese che oggi risiede a Pontassieve ed ha già scritto alcuni libri sulla storia di questa comunità.”Ricordare per un futuro migliore”: così afferma, il Melucci, il quale fa capire come nemmeno gli alleati siano stati teneri con la popolazione grottese.”
La memoria è un patrimonio da custodire e tramandare, anche quando porta a conoscere fatti dolorosi e sgradevoli. Essa suscita riflessioni e speranza per un futuro migliore”.  E posta una foto di Sofia Loren, grande interprete del film”La Ciociara”, film diretto da Vittorio De Sica, vincitore di un Oscar nel 1960, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia.
E ricorda, come nel giorno in cui si manifesta contro la violenza sulle donne, che queste cose non devono succedere. Perché i plotoni marocchini al seguito dei francesi, facevano di quello uno dei loro divertimenti preferiti. E, spesso, nessuno li giudicava. Anzi, gli stessi militari che dovevano farlo, li coprivano. Ma, a Grottaminarda, perché anche qui fu violentata una ragazza, le cose andarono diversamente.” Accadde tutto- scrive Luigi Melucci- in un tiepido giorno di ottobre, all’imbrunire: Avevano fissato il loro accampamento sullo spiazzo del campo sportivo di via Condotto( che oggi non c’è più, ndr.) e mentre perlustravano i dintorni del paese incontrarono una giovane donna della nostra campagna che, sola, assaporando i primi sprazzi di tranquillità,stava rientrando a casa. Dopo averla costretta a salire sul loro mezzo militare, la condussero all’accampamento e la sottoposero a violenza. E la rilasciarono il giorno dopo”.
Quando fu ritrovata che piangeva,”ed invocava la morte”, per la vergogna, nei pressi del campo sportivo. I cittadini grottesi, visto che le autorità militari, nonostante avessero promesso di individuare i colpevoli non ancora avevano preso provvedimenti, allora decisero di farsi giustizia da soli: accoltellarono sette marocchini che, nel frattempo,  avevano avvicinato altre ragazze. E due ci lasciarono la pelle.”Ed un terzo- scrive nel suo 77esimo ricordo Luigi Melucci-, che non aveva capito la corale reazione, fu ucciso e avvolto in un lenzuolo, portato in un posto ben visibile per ammonimento verso gli altri commilitoni”. E quando, sempre i soldati marocchini, si introducevano nelle case per saccheggiarle, gli abitanti di Grottaminarda non si facevano trovare impreparati.”Tutto il paese mostrò un forte legame di appartenenza, ed unito contrastò i deprecabili episodi”.
Che non ebbero conseguenze perché” la lezione fu capita- scrive Melucci- e non ci furono reazioni da parte del reparto militare”. Dopo pochi tempo, anche il reparto marocchino dell’esercito francese lasciò Grottaminarda. Facendo tornare, tutti i cittadini, più tranquilli.  E’ uno dei ricordi più appassionati dello storico locale Luigi Melucci. Che si è dimostrato un vero e proprio studioso da laboratorio, nel caso di un altro episodio narrato nel suo ricordo seguito a quello appena descritto. Il 78esimo. Che, un poco alla volta, mette insieme i pezzi di storia grottese perché una comunità possa sentirsi più vicina. Ed unita.
Attraverso un sito social, Grottesi nel Mondo, Melucci ha fatto conoscere il maresciallo Vito Grifone, che nel 1944 comandava la stazione dei Carabinieri di Arsiero, in provincia di Vicenza. Sull’altopiano dei Sette Comuni, tra cui Asiago, teatro della Grande Guerra. Un eroe riscoperto dopo 74 anni. Era stata una prof di quel posto, Marilena Berardo, a chiedere notizie. A Melucci è stata recapitata una lettera dai coniugi vicentini, nella quale è stata descritta la storia e la figura del maresciallo Grifone. Che morì nel campo di concentramento di Dachau.
Perché restò fedele al Re e”non collaborò con la Repubblica Sociale e con i tedeschi e non si oppose all’assalto della Caserma da parte dei partigiani. Non dette l’ordine di difendersi con le armi evitando vittime dall’una e dall’altra parte”. Pagò con la deportazione, e la morte. Si assunse tutte le sue responsabilità, salvando i suoi sottoposti. Il maresciallo Grifone riposa a Dachau, in una delle otto grandi fosse comuni del campo di sterminio. Il comune di Roana, ha inserito il suo nome tra i propri caduti della seconda guerra mondiale. Ma è Grottaminarda, grazie all’interessamento della signora Berardo e del marito, e della storia raccontata da Luigi Melucci, a dover adesso onorare la memoria di un suo figlio.