S’ode a destra un rombo di motore … s’ode …! di Nicola Prebenna

Viviamo gli ultimi sprazzi dell’estate, che è stata torrida, segnata dalla siccità e dalla mancanza d’acqua. S’approssima l’autunno, ma sempre più rovente s’annuncia il clima politico, in vista delle elezioni del prossimo anno. Stando alla storia degli ultimi decenni, non si è mai assistito alla individuazione dei candidati premier molti mesi prima. Causa la semplificazione, almeno apparente, degli schieramenti in campo, individuare per tempo il candidato premier di ogni schieramento potrebbe essere operazione non molto complicata. E i motori cominciano a rombare, pur sapendo – caso Ferrari dell’ultimo gran premio insegna – che è solo al momento in cui si taglia il traguardo che si possono tirare le somme. E partiamo dalla forza politica che, bruciando tutti per la conquista della pole position, ha avviato e concluso in brevissimo tempo la procedura per l’individuazione del candidato da proporre come futuro primo ministro. Il M5S ha individuato nel vice presidente della camera Di Maio il candidato designato per la guida del governo. Il modo come si è pervenuti all’autocandidatura di Di Maio, al silenzio o alla rinuncia di altri che pure avrebbero potuto legittimamente competere per la designazione, lascia molti dubbi sul modo di intendere la vita democratica del partito, soggetto agli umori del capo Grillo che genera non pochi mal di pancia all’interno stesso del movimento. Al momento tutti compassati e allineati e coperti con le decisioni della troika che decide; se la fase attuale rimarrà senza sostanziali variazioni fino alla campagna elettorale è presto per dirlo. Potremmo vederne delle belle. Nello schieramento di centrodestra, dove l’iniziativa berlusconiana di ricomposizione del mosaico sta portando risultati concreti, continua la querelle tra la Lega di Salvini e Forza Italia di Berlusconi su chi, in caso di vittoria, sarà il capo della coalizione e anche il capo del governo. Non sarebbe utile alla coalizione, a nostro avviso, andare alle elezioni senza avere un candidato premier da proporre senza equivoci all’elettorato: attendere l’esito del voto per registrare chi ha avuto maggiore successo e pretendere così l’investitura a capo del governo, in caso di vittoria, mi sembra più il frutto di un capriccio che di una seria valutazione politica. Certo, Berlusconi aspetta con impazienza che la Corte Europea dei diritti dell’uomo gli restituisca piena agibilità politica, ma al momento previsioni certe non se ne possono fare. Di sicuro avrà già individuato in pectore chi dovesse, sia pure a malincuore, sostituirlo a capo della coalizione, ma forte della lezione della storia sa che scoprire le carte molto tempo prima equivale a privarle di consistenza: resta la schermaglia quasi quotidiana tra il leader del Carroccio e il cavaliere. La terza forza che conta di avere buone possibilità di uscire vincente è costituita dal centrosinistra che ha nel PD la forza di maggiore radicamento sul territorio ed anche i numeri che contano. Renzi non lo dà a vedere, pare che abbia cominciato a capire a lezione, ha smussato i toni aspri e arroganti del passato e ha assunto toni più inclini al dialogo e più tesi a rassembler, piuttosto che a divedere. In cuor suo sente di essere il candidato naturale a presentarsi come futuro presidente del consiglio, per quanto il governo stia operando dignitosamente; Gentiloni, però, non può costituire ostacolo al ritorno di Renzi, al quale deve non solo la staffetta a Palazzo Chigi ma soprattutto i successi dell’azione governativa. Le acque però non sono chete, direbbero i toscani; scalpitano i democratici che ruppero con Renzi, aleggia non si sa se lo spettro o l’anima salvatrice della patria di Pisapia. Non tanto lui, quanto gli alleati possibili di un centrosinistra allargato, sanno che probabilmente dovranno ingoiare il rospo: accettare – se vogliono nutrire speranze di vittoria – la designazione a capo del governo di Renzi. E’ su questo tavolo a tre contendenti che si consumerà lo scontro elettorale, pur sapendo che anche forze più modeste potrebbero giocare, in un quadro combinatorio molteplice di alleanze, un ruolo utile a determinare – al di là della consistenza elettorale – il successo finale. I motori stanno scaldandosi, al rombo a destra risponde il rombo a sinistra o di qua e di là. La gara è ancora da svolgersi: per ora confusa è la griglia di partenza, l’orizzonte ancora incerto. Di sicuro ne vedremo delle belle!