Jim Morrison, provocatoriamente, una volta tenne a sostenere in un’intervista, che: “Non parlare mai di pace e di amore: un Uomo ci ha provato e lo hanno crocefisso”. Alla luce di quanto sta capitando nel mondo sembra che il non parlare d’amore, il non guardarsi negli occhi per esprimere il proprio sentire abbia fatto perdere la ragione e tutto ciò di cui parlava quell’Uomo stia andando, progressivamente, sfumando tra indifferenza, bombe, pregiudizi, egoismo e, soprattutto, ignoranza. Oggi, più che mai c’è bisogno di messaggi di Pace, di Amore, Fratellanza, Condivisione, Grazia: quelli che Gesù ci ha lasciato più di duemila anni fa indipendentemente dal proprio credo religioso e dall’essere Cristiano. Quell’Uomo era qualcosa di più, di più grande, di immenso. Non solo Dio, ma la Vita: l’inizio e la fine di ogni cosa; il proseguire dei suoi “comandamenti”. Ciò si evince dalla lunga chiacchierata con Maurizio Picariello. L’amore per ogni cosa. L’amore per Dio. L’amore per se stessi in quanto uomo. Una di quelle interviste che lasciano il segno. Condivisibile o meno, ma spingono a pensare, riflettere, andare oltre le cose, quello ovvie, scontate; al di là dell’addivenire e al di sopra dell’essere stato.
Maurizio Picariello, il poeta dell’amore assoluto. Per cosa e per chi?
«Mah! Bisognerebbe domandarlo a Saggese. Assoluto, forse perché non è riferito solo a quello per un amico, ad una donna e/o uomo, ma quello che entra e si vede in ogni cosa. Se parliamo di questo tipo di amore, io l’ho portato anche un po’ nella mia attività lavorativa. E questo crea dei distinguo tra le persone. Il solo fatto di avere un ingegnere che si occupa d’amore e di celebrare la vita è sicuramente impegnativo, pesante perché celebrare la vita è un fatto squisitamente emozionale. Fare l’ingegnere è un fatto, invece, squisitamente logico, fisico, matematico. Credo che il vertice della vita di un uomo si raggiunga quando vi è un equilibrio di pari percentuale dell’emisfero emozionale che sta a destra e quello logico che sta a sinistra. Se si riesce a fare questo, la vita di ognuno di noi è senza peccato».
Hai nominato Saggese, ma sembra che l’etichetta di “poeta dell’amore assoluto” non ti appartiene.
«L’aspetto positivo è che lo fece, alcuni anni fa, una persona di una immensa cultura a cui va tutta la mia profonda stima».
Ed allora, tu come ti definiresti?
«Semplicemente, Maurizio Picariello».
E basta?
«Assolutamente sì! Io sono un individuo. Il massimo è quando una persona riesce a sentirsi un individuo cioè non divisibile. Non vivere né più nel futuro né nel passato. Il passato non c’è più e il futuro non sai se arriva. Ciò che conta è il presente. Si è!».
Il fatto di legarti a questa frase…
«Questa frase, scritta da Saggese, mi ha aiutato molto e soprattutto a comprendere cosa voleva dire e dove voleva arrivare con il suo pensiero. Probabilmente vedeva delle cose di cui non ero ancora consapevole. Poi sono andato oltre».
Da dove nasce l’esigenza di comunicare agli altri il tuo concetto di Amore.
«Sì, è così. La mia è un’esigenza e nasce dal fatto che ognuno di noi ha un talento e nel moneto in cui si ascolta il proprio cuore e si comprende qual è il senso della tua vita; in quell’istante si coglie l’obiettivo. Quella è l’esigenza. La mia è comunicare. Tiro fuori un sacco di cose che se restassero dentro potrebbero esplodere, e forse implodere, finirebbero solo per creare danni. La malattia è creare danni che portano alla morte; il male si manifesta e c’è quando si smette di seguire il talento che ci è stato donato. E così come dice Gesù (non bisogna essere per forza cristiani per citarlo): “Un albero si riconosce dai suoi frutti”. Non sta dicendo che tu sei un nocciolo o un pino; ma sta affermando che tu sei un seme; la tua essenza è un seme e se resti solo seme non nascerà mai nessuna pianta, nessun fiore, nessun frutto».
Il peccato: l’amore non ha peccato…
«Vivere non è peccato. L’amore è vivere. La vita è amare. E come dico sempre nel corso delle mie presentazioni, dobbiamo imparare a usare i verbi e non i sostantivi. Non bisogna pensare all’amore ma ad amare. E tra amore ed innamoramento la scelta deve essere sempre una: siate innamorati perché è un sentimento che implica qualcosa di dinamico, di turbolento, in continua evoluzione. Qualcosa che fa arrossire come la melagrana al sole. L’amore, invece, è qualcosa di già istituzionalizzato. I sostantivi creano pregiudizio, additano, giudicano prima. I verbi no. Implicano movimento, addivenire. Anche “vita” è un sostantivo; “vivere” è molto ma molto diverso».
L’amore è verità?
«Che cos’è la verità? Per me la verità è la realtà. Anche sognare non è una verità, non è una realtà. I sogni occorre trasformarli in realtà. E la realtà è fatta anche di carestie, di guerre. L’uomo non è l’essere definito da Darwin: il vertice della piramide. L’uomo e la donna non sono guerre, carestie… Ogni altro essere vivente è più avanti di noi. L’uomo si nasconde a fare l’amore mentre mostra a tutti violenza e guerra».
Ti aspetti che il tuo messaggio raggiunga qualcuno in particolare o qualcuno raggiunga te
«Metà e metà. Per me ogni volta che faccio uno spettacolo, un’intervista, una chiacchierata è come fosse la prima vota. Ogni volta prendo e dono qualcosa. La vita è questo: dare e prendere».
Nei tuoi spettacoli citi sempre Dio…
«Dio sei tu. Dio sono io. Dio sta già qua. Gesù diceva: “Siate perfetti come il Padre Vostro che è nei cieli”. Il mio modo di parlare di Dio può essere frainteso come presunzione e forte arroganza. Forse anche per questo le persone si allontanano, alcune volte da me. Ma in realtà non lo sono, perché so di valere, altrimenti non andrei da nessuna parte. Ma questo è un altro discorso. Inoltre, le citazione di cui parlavi sono già mie, perché sono dentro di me, Dio è dentro di me. Io non sono altro che uno strumento, un attizzatoio».
Come e quando è nata questa passione?
«Credo di averla sempre avuta, era già in me. Ovviamente ci sono state delle situazioni che l’hanno tirata fuori. Del resto io sono così anche nella mia vita privata. Non indosso nessuna maschera, sono io sempre. Per questo ricevo molte critiche perché non tutti riescono a comprendere la mia vera essenza. Ma io so di poter dare un messaggio affrontando vari temi (ambiente, amore, Cristo) e preferisco darli nei luoghi dove la “cultura” non arriva facilmente. Dove tutti, e dico tutti (non solo gli addetti al settore), possono essere coinvolti».
Qual è il filo conduttore che unisce i temi che affronti?
«Non lo conosco neppure io. Tutto è lasciato all’improvvisazione. So di poter dire tremila cose ma in quella serata ne potrò dire solo cinquanta. Scelgo gli argomenti guardando le persone che ho di fronte; cerco di capire che cosa cerca il pubblico. E lo faccio dalle loro espressioni, dalle loro rughe e ciò mi permette di giocare. Perché tutto è un gioco».
E qual è la cosa seria?
«La cosa serie è che è tutto un gioco. Tutto ciò che è serio è un gioco».
Quindi prendere tutto (la vita, l’amore) come un gioco?
«Sì, con ironia, con sarcasmo. Il problema è quello di chi dice che il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Una grande stupidata. Occorre sorridere, ridere. Sempre!».
Per sempre, esiste?
Per sempre non esiste; niente è per sempre. È tutto un continuo divenire. Mai nato mai morto, scrisse Osho».
Che cos’è la vita per Maurizio Picariello?
«La vita è stare qui, ora! Forse è più corretto chiedermi che cos’è per te celebrare la vita? Essere totalmente presenti; non credere alle cose ma vederle. Io non credo in Gesù, io vedo Gesù! Lo vedo quando vedo gli alberi, i fiori, gli animali… Si crede al sole? No, si vede il sole. È una questione di interpretazione. Anche quando si traduce il Padre Nostro in italiano, si sbagliata. Gesù parlava l’aramaico: una lingua che non ha imperativo. La seconda parte non poteva dire: “Dacci il nostro pane… non indurci in tentazione”. Non è il Padre Eterno a indurci in tentazione. Per me è: “Tu non ci induci in tentazione” oppure “Non ci liberi dal male”, che è un dato di fatto. Ecco come cambiano le cose: una traduzione sbagliata mina la conoscenza. Gesù può essere amato anche se non si è cristiani e qualora, non fosse mai esistito, il solo averlo immaginato è stato grandioso. La vita del mondo potrebbe cambiare radicalmente solo se l’umanità si riappropriasse di alcuni suoi insegnamenti. Come quello apparentemente più insignificante. Rendere grazie: la riconoscenza, il ringraziamento. Oggi, ci sembra tutto dovuto e non si ringrazia più per niente. Tutte le cose si danno per scontato: dal letto in cui dormiamo, al tempore dei termosifoni che si accendono automaticamente di prima mattina. Dobbiamo imparare ancora una volta a saper ringraziare. Grazie di tutto!».