Petruro Irpino – Integrazione e arte della recitazione. Ecco un modello di Sprar Famiglie

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Integrazione e arte della recitazione: ecco il modello Sprar Famiglie a Petruro Irpino. Tra mimica, sguardi e abbracci, l’integrazione si anima con l’arte del teatro diventando modello in Italia per accoglienza. Dieci lingue e altrettante culture diverse che si interfacciano con un linguaggio universale: prima quello dell’amore e poi l’arte della recitazione.

Marcella e Guadalupe, i bimbi salvadoregni, rispettivamente di quattro e sette anni. Shiv dell’Afghanistan che dopo aver girato tutta Europa, con un’infanzia fatta di dolore, sprigiona tutto il suo sorriso nel corso delle prove settimanali che si tengono nella Sala multifunzionale di Largo San Gennaro nella comunità più piccola del Meridione, che conta appena 250 anime. Ed ancora. C’è Omar e Alina, che daranno alla luce il loro secondo figlio e che farà compagnia a Mariella, la prima arrivata della grande famiglia Sprar Petruro (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Una eterogeneità di suoni e colori che vede convivere interi nuclei familiari provenienti da El Salvador, dalla Nigeria, dall’Ecuador, dall’Afghanistan. Ed infine, ma non per ultimo il piccolo Victory, battezzato dal Vescovo di Benevento, Allocca, nella Chiesa di San Bartolomeo Apostolo del piccolo feudo della Valle del Sabato e a cui l’intera comunità riservò una corale partecipazione all’evento.

Anime che si incontrano in un’atmosfera che pochi hanno saputo offrire, cercando di alienare un bagaglio fatto di sofferenza, fame e persecuzione. Qui, a Petruro, hanno trovato non solo un tetto e un piatto caldo, ma soprattutto nuovi amici che daranno forza alla volontà di ricominciare percorrendo un non semplice percorso, quello dell’integrazione. Un piccolo miracolo gestito dalla Caritas di Benevento diretta da Don Nicola De Blasio e coordinato in loco da Marco Milano. La professionalità, poi, dei giovani operatori petruresi completa armoniosamente un lavoro fatto anche di tante soddisfazioni e soprattutto di crescita personale. Il laboratorio teatrale di Petruro, gestito da Claudio D’Agostino, presidente della  cooperativa “Immaginaria” e da Ilaria Masiello, propongono un nuovo modo di dialogare, proponendo un teatro alternativo dove «i gesti, i sorrisi, la mimica, gli sguardi, gli abbracci. Senza pre-giudizi culturali, senza i pre-concetti delle parole. Il calore, il colore, la prossimità e l’intensità di mani ed occhi che si incontrano, si guardano, si ascoltano, si uniscono per sempre» nella coscienza che sull’ago della bilancia c’è qualcosa in più della tradizionale recitazione. C’è la condivisione, la misericordia, l’amore, il tendere la mano e regalare un sorriso di speranza. A Petruro la fede, la cultura politica, il colore della pelle, gli usi e i costumi di intere civiltà sembrano non essere barriere ma anello di congiunzione tra uomini e donne, tra bimbi e anziani tra figli di un solo Dio.
Il laboratorio teatrale è soltanto una delle attività in programma (gli ospiti seguono già corsi di lingua italiana e di cucina): i rifugiati, grandi e piccini, stanno lavorando a uno spettacolo itinerante che partirà dai vicoli del borgo medioevale di Petruro e terminerà nella piazza centrale del paese in programma per il mese di maggio.
Gioseph Izzo