Il curatore Alberto Iandoli: “contenitore di memorie di storia locale”
Da quando il portone di ingresso del Museo Civico è stato aperto alla città sono trascorsi esattamente tre anni in cui gradatamente, ma direi sempre continuamente, la cittadinanza ed in particolare le scolaresche hanno dimostrato interesse verso questo contenitore di memorie di storia locale.
Volutamente quella che di fatto, tre anni fa fu, in accordo con la Sovrintendenza, l’inaugurazione del Museo Civico, decidemmo di chiamarla “Anteprima Museo”, e ciò perché ieri, come oggi, non avevamo, e ancora non abbiamo, la presunzione di affermare, o definire, Villa Amendola un Museo fatto e finito, e il titolo, o meglio ancora, lo slogan scelto per l’inaugurazione del Museo Civico, “Avellino Anteprima Museo” voleva essere, e ancora oggi vuole essere, un messaggio chiaro rivolto alla città. Villa Amendola è un “Museo in progress”, è un mosaico a cui mancano ancora delle tessere che col tempo aggiungeremo.
Certo nell’arco di questi tre anni la nostra “Avellino Anteprima Museo” è cresciuta notevolmente, grazie ad un progetto finanziato dalla Regione Campania con fondi PO FESR. I fondi concessi per questo progetto ci hanno consentito di allestire una Sala Conferenze e Multimediale, di dotare gli spazi del Museo di un sistema di videosorveglianza e di ampliare l’esposizione museale con una sezione dedicata ai due secoli di governo della città di Avellino dei principi Caracciolo, che ricordo vanno dal 1589 all’abolizione della feudalità nel 1806. Nel nuovo spazio espositivo del Museo, dopo decenni di giacenza in un deposito della Sovrintendenza, hanno trovato permanente e luminosa collocazione, grazie alla preziosa collaborazione dei locali uffici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ed in particolare dell’allora Funzionario di zona, la Dott.ssa Antonella Cucciniello, oggi Direttrice di Palazzo Reale a Napoli, tra l’altro, il Carlo II d’Asburgo di Cosimo Fanzago e il suo autoritratto, che è uno dei due autoritratti giunti a noi del grande architetto e scultore del barocco. Sempre nello spazio dedicato all’Avellino dei Caracciolo hanno trovato permanente collocazione i busti della Fontana di Bellerofonte e lo stemma marmoreo della città di Avellino proveniente dalla predetta fontana di Bellerofonte, e una pregevole statua lignea, un tempo posta nel Convento del Camine al Triggio, risalente alla fine del XVII secolo, raffigurante S. Francesco di Paola, attribuita allo scultore napoletano Giacomo Colombo. Ma questi primi tre anni di vita del Museo Civico sono stati tutti protesi a porre in essere azioni atte ad avvicinare il pubblico al Museo con ogni mezzo, allestendo ad esempio delle mostre. si pensi al riguardo a quella dedicata al centenario della Prima Guerra Mondiale, a quella curata dallo storico Armando Montefusco, che ha avuto come tema il contributo della città di Avellino nella storia delle Esposizioni Universali, o all’ultima, ancora in corso, in cui protagoniste sono le opere del maestro Felice Nittolo, artista irpino dal respiro internazionale, pubblicizzata anche dalla rivista “Arte” della Cairo Editore e a cui ha dedicato un ampio servizio la rivista francese “Mosaique Magazine”.
Momenti importanti in questi primi tre anni di vita del Museo sono stati inoltre gli incontri a tema che hanno visto la presenza a Villa Amendola di relatori, quali il compianto notaio e poeta Angelo Gorruso, gli storici Francesco Barra, Andrea Massaro e il già ricordato Armando Montefusco, le aperture straordinarie del Museo per le annuali “Giornate FAI”, le tante e attente visite delle scolaresche, le seguitissime “Feste dei Lettori”, organizzate in collaborazione con l’Associazione “Il Presidio del Libro” , la Rassegna “Villani -Braccia rubate all’altra cultura” ospitata sulla terrazza-belvedere antistante l’ingresso del Museo, che ha visto la partecipazione degli scrittori Marco Ciriello, Graziano Graziani, Antonio Moresco e Daniele Timpano, e ancora la Rassegna cinematografica “Tesori diversi” curata dall’Associazione “Zia Lidia Social Club”, il “Maggio dei Libri” e l’inclusione, lo scorso anno, del Museo Civico nel progetto “Maggio dei Monumenti”. Queste e altre attività ospitate a Villa Amendola hanno fatto si che si creassero le condizioni per un sempre crescente afflusso di fruitori del Polo Culturale di via due Principati, e inoltre hanno sensibilizzato al punto tale taluni visitatori del Museo da far maturare in loro la decisione di destinare a Villa Amendola delle donazioni, come quella di arredi e suppellettili del XIX e inizio del XX secolo voluta dalla professoressa Laura Giovannitti, o quella delle professoresse Gina e Clelia Biondi, costituita da mobili risalenti alla seconda metà del XVIII secolo e alla prima metà del XIX, che erano parte degli arredi della casa del compianto intellettuale avellinese Federico Biondi. E ancora voglio ricordare la donazione al Museo della divisa del Maggiore Pasquale Cappabianca, ufficiale irpino morto durante la seconda Guerra Mondiale, nella Battaglia di El Alamein, giunta a Villa Amendola grazie alla sensibilità della professoressa Alfonsina Nazzaro, Presidente del Centro per Anziani della Caritas di Avellino, e le già considerevoli donazioni di opere d’arte, frutto della generosità della signora Noberta Arminio Baratta, della professoressa Gladys Marcotulli, della signora Mariangela De Fabrizio, del sig. Generoso La Sala, del Dott. Carlo Meluccio e del Dott. Gaetano Trocciola, che con l’aggiunta di altre significative donazioni di opere d’arte, di cui si sta definendo l’iter procedurale, consentiranno, in un futuro che mi auguro prossimo, di ampliare ulteriormente l’offerta del Museo Civico di Villa Amendola mediante l’apertura di una nuova sezione dedicata all’arte moderna e contemporanea ad Avellino e in Irpinia. Lo affermai tre anni fa e lo ripeto oggi: visitare il Museo Civico è un atto d’amore verso la città di Avellino da parte dei suoi abitanti, e nel soffiare con loro idealmente e metaforicamente le tre candeline di compleanno del Museo di noi avellinesi, invito tutti a continuare, così come hanno fatto in questi tre anni, a seguire le attività del Museo contribuendo così alla sua crescita.
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